Differenza tra governo tecnico e governo politico

La distinzione tra governo tecnico e governo politico non trova fondamento nella nostra Costituzione e probabilmente non ha senso dal punto di vista formale. Tuttavia, la definizione di governo tecnico è entrata a far parte del lessico politico per indicare quei governi caratterizzati da una teorica neutralità rispetto agli orientamenti politici presenti in Parlamento.

Il governo tecnico di Mario Monti

Per spiegare cos’è un governo tecnico, o più genericamente un governo non politico, occorre focalizzare l’attenzione sul processo di formazione dei Governi nel sistema istituzionale italiano. La Costituzione Italiana sancisce per lo Stato italiano la forma di governo parlamentare, quindi la formazione del Governo dipende dal Parlamento che dovrà sostenerlo nell’esercizio delle sue funzioni. Più precisamente, il Governo dipende ed è sostenuto dalla maggioranza parlamentare attraverso il meccanismo del voto di fiducia, che può essere revocata in qualsiasi momento costringendo il Presidente del Consiglio a rassegnare le dimissioni. Nell’ordinamento democratico italiano il governo non è un organo eletto ma è un organo nominato dal Presidente della Repubblica, dopo le consultazioni con i rappresentanti dei partiti eletti in Parlamento.

Governo politico

Dopo che i cittadini hanno votato per eleggere i rappresentanti dei partiti politici in Parlamento, le forze politiche si organizzano in gruppi parlamentari e costituiscono una maggioranza politica in grado di formare e sostenere un Governo, il quale acquista pieni poteri solo dopo il voto di fiducia di entrambi i rami del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato).

La maggioranza parlamentare che andrà a sostenere il governo è generalmente frutto di accordi spontanei tra i partiti politici che hanno rappresentanza in Parlamento. Di norma il partito politico che ha ottenuto più seggi funge da capofila e aggrega le altre forze politiche attorno ad un progetto politico, in modo da conquistare in parlamento la maggioranza numerica dei seggi, che è anche una maggioranza politica avendo fatto leva su un progetto politico. Poichè il Governo è espressione della maggioranza parlamentare, il Governo sostenuto da una maggioranza formatasi con queste modalità si qualifica come governo politico.

Governo tecnico

Nel sistema parlamentare italiano il processo di formazione dei Governi conduce generalmente alla formazione di governi politici, tuttavia è possibile la formazione di governi non di parte, o teoricamente neutrali, quando mancando l'accordo spontaneo tra le forze politiche per la costituzione di una maggioranza parlamentare si ricorre a un accordo forzato, innaturale.

Quando il Parlamento non riesce a esprimere una maggioranza, e conseguentemente un governo politico, il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le camere e indire nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento, ma poiché il processo di rinnovo del Parlamento richiede tempo e crea una sorta di paralisi istituzionale (dovuta allo scontro tra i partiti durante la campagna elettorale), può succedere che i partiti decidano di ricorrere alla formazione di un governo "tecnico" per evitare lo scioglimento delle camere e le conseguenti elezioni. In tal caso, l'accordo tra i partiti rappresentati in Parlamento finalizzato alla formazione del Governo non è spontaneo, non ha ragioni politiche ma di necessità, e generalmente porta alla formazione di Governi con caratteristiche peculiari.

In sintesi, quando in Parlamento non si forma una maggioranza di tipo politico anche il Governo non sarà di tipo politico, ma verrà definito tecnico, o istituzionale o del presidente o delle larghe intese, a seconda delle sfumature e degli accenti che ne caratterizzano la formazione. In particolare, sarà definito come governo tecnico se il Presidente del Consiglio e la maggior parte dei ministri verranno scelti in funzione delle loro competenze tecniche, come governo istituzionale se il Presidente del Consiglio verrà scelto in funzione della sua indipendenza politica e del suo prestigio istituzionale, come governo del presidente se il Presidente della Repubblica verrà chiamato dai partiti a garantire la scelta del Presidente del Consiglio, come governo delle larghe intese se il Governo sarà il frutto di un vasto accordo tra forze politiche storicamente in contrasto.

In sostanza, il rapporto che intercorre tra il Presidente del Consiglio o i membri del Governo e i partiti politici della maggioranza parlamentare, ovvero il grado di militanza politica dei membri dell'esecutivo, qualifica a posteriori la natura del Governo.

Le ragioni per cui si può determinare la necessità di varare un governo tecnico o comunque non politico possono essere diverse, tra cui: evitare di affrontare importanti scadenze economiche o situazioni di emergenza senza un governo con pieni poteri, realizzare alcune riforme impopolari ma indispensabili di cui i partiti non vogliono assumersi la responsabilità diretta, superare una situazione di stallo tra le forze politiche rappresentate in Parlamento quando non vi è certezza che questa possa essere sbloccata da nuove elezioni.

Nel sistema costituzionale italiano i governi tecnici non comportano un indebolimento della rappresentanza democratica, la quale per quanto riguarda lo Stato si sostanzia esclusivamente nella elezione del Parlamento da parte dei cittadini che non sono mai chiamati a eleggere direttamente altri organi.

Inoltre, il Parlamento deve essere rinnovato almeno ogni cinque anni e qualsiasi Governo, anche "tecnico", non può oltrepassare i limiti temporali della legislatura, indipendentemente dal fatto che si sia formato subito dopo le elezioni o successivamente a una crisi di governo. Sebbene vi sia un certo grado di discrezionalità da parte del Presidente della Repubblica nel decidere lo scioglimento delle camere, va anche ricordato che in base al dettato costituzionale il Presidente della Repubblica è sempre tenuto a verificare se, successivamente a una crisi di governo, esiste la possibilità che in Parlamento si formi una maggioranza disposta a sostenere un nuovo governo.

Per inciso, nel sistema parlamentare italiano è assolutamente normale che il Governo sia frutto di accordi stipulati tra i partiti politici dopo il risultato elettorale. Anzi, questa è stata la norma nella cosiddetta prima Repubblica - per via del sistema elettorale di tipo proporzionale - e un'opzione frequente nella cosiddetta seconda Repubblica. In altre parole, fin tanto che non verranno varate riforme costituzionali e leggi elettorali che impediscono ai partiti di stipulare o cambiare gli accordi per la formazione delle maggioranze parlamentari dopo le elezioni, non si dovrebbe parlare di Governi sanciti dal voto popolare con le elezioni per il rinnovo del Parlamento.

Per la loro stessa natura, essendo frutto di accordi "forzati", i governi tecnici tendono comunque a durare poco. In linea di massima, i governi tecnici sono caratterizzati da un rapporto ambiguo con i partiti politici che compongono la maggioranza parlamentare che li sostiene. In pratica, i partiti tendono a marcare in modo crescente la loro distanza dai governi tecnici durante il procedere dell'azione di governo per declinare agli occhi dell'opinione pubblica la responsabilità politica dell'azione di governo. Così facendo, nelle successive elezioni politiche, i partiti politici che hanno appoggiato la nascita del governo tecnico potranno presentarsi agli elettori senza sentirsi responsabili dell'azione di governo o addirittura in aperta contrapposizione al governo uscente.

Probabilmente, questo è uno dei motivi per cui in alcuni momenti difficili della vita politica italiana sono entrati in campo dei governi tecnici, quando nessuna maggioranza politica avrebbe avuto il coraggio o la forza per sostenere alcune riforme impopolari ma necessarie per il paese.

Nella storia politica italiana degli ultimi due decenni i governi tecnici hanno svolto un ruolo importantissimo, attuando diverse riforme e traghettando il paese fuori da diverse situazioni di emergenza economica o istituzionale.

E' il caso del governo Ciampi (aprile 93 - maggio 94) che varò la riforma elettorale introducendo il sistema maggioritario; del governo Dini (gennaio 95 - maggio 96) che varò la rifoma pensionistica; del governo Monti (novembre 2011 - aprile 2013) che affrontò la crisi di fiducia dei mercati internazionali nei confronti dell'Italia e della sua capacità di far fronte all'elevato stock di debito pubblico, successivamente all'innalzamento dei tassi d'interesse per finanziare il debito - il cosiddetto spread.

Un caso particolare di governo tecnico è stato il governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta, diverso dai tradizionali governi tecnici per essere stato il frutto di un accordo tra forze politiche distanti e storicamente in contrasto tra loro. Infatti, il Governo Letta è stato anche definito come governo del presidente a causa del ruolo di garanzia svolto dal Presidente della Repubblica, ruolo svolto dietro esplicita richiesta dei due partiti politici maggiori e di altre forze politiche con l'obiettivo di favorire il superamento delle reciproche diffidenze.