Le politiche pubbliche

Le politiche pubbliche riguardano le attività, il finanziamento e le azioni finalizzate alla tutela e alla realizzazione pratica dei diritti dei cittadini. Le politiche pubbliche entrano, quindi, nel merito delle analisi e delle decisioni da intraprendere in campo sanitario, assistenziale, economico, sul bilancio, sulla sicurezza, sull’immigrazione, sull’istruzione, sul mercato del lavoro, etc.

Economia e competizione

Uno dei principali obiettivi dell’azione politica delle organizzazioni sociali è di rendere disponibili per la comunità le risorse materiali e immateriali necessarie per vivere e prosperare. Gli Stati hanno sempre avuto un ruolo fondamentale in questo processo determinando i contesti per l’iniziativa privata. In epoca contemporanea le relazioni economiche pubbliche e private sono diventate il motore principale della creazione di ricchezza. La competizione economica supportata da molteplici forme di collaborazione, sia tra singoli soggetti che interi sistemi economici, è una caratteristica distintiva dei mercati.

Mercato del lavoro e protezione sociale

Il mercato del lavoro è una componente del più ampio e variegato concetto di lavoro. Un conto è svolgere un’atttività materiale o immateriale per raggiungere determinati scopi tra cui la produzione di beni o servizi dalla quale ricavare un profitto (mercato dei beni e dei servizi) o da donare alla comunità (volontariato), un conto è essere retribuiti da terzi per svolgere questa attività (mercato del lavoro). Il mercato del lavoro presenta caratteristiche in parte simili e in parte diverse rispetto ai cosiddetti “fallimenti di mercato” e tende ad assimilare le risorse umane a meri fattori di produzione, più o meno alla stessa stregua delle risorse materiali. L’intervento regolamentare e previdenziale degli Stati è stato quindi fondamentale, ma forse oggi non è più sufficiente.

Economia e conti pubblici

Lo Stato italiano e le amministrazioni pubbliche gestiscono circa la metà della ricchezza prodotta ogni anno dal paese. La maggior parte di queste risorse finanziarie viene raccolta attraverso il sistema fiscale mentre una quota minore deriva da operazioni finanziarie e introiti delle aziende pubbliche. Lo Stato impiega queste risorse principalmente per erogare servizi pubblici ai cittadini (welfare, sanità, istruzione, giustizia, ordine pubblico, protezione civile, trasporti e infrastrutture), contribuendo in modo determinante alla produzione della ricchezza nazionale. Il resto delle risorse finanziarie è impiegato per il funzionamento degli organi dello Stato e della Pubblica Amministrazione nonché per pagare gli interessi ed eventualmente ripianare il debito pubblico.

Unione Europea e politiche di coesione

La vecchia europa è stata per secoli un continente attraversato da guerre e conflitti tra Stati e negli Stati. Nell’epoca coloniale Portogallo, Spagna, Inghilterra e Francia sono state le prime potenze mondiali ed erano spesso in conflitto tra loro. La I rivoluzione industriale diede ai paesi europei un forte vantaggio competitivo che, tuttavia, fu utilizzato anche per accrescere la potenza bellica e per combattersi in guerre estremamente sanguinose e devastanti. Dopo la II guerra mondiale, dopo che la maggior parte dei paesi europei era stata rasa al suolo dai bombardamenti, emerse con forza l’esigenza di ricostruire un’Europa diversa, un’Europa pacifica in grado di eliminare il rischio di futuri conflitti armati. Dagli ideali espressi, ad esempio, nel Manifesto di Ventotene pubblicato nel 1944 ai primi passi della fondazione del Consiglio d’Europa nel 1949, dalla fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) nel 1951 alla istituzione della Comunità economica europea (CEE) nel 1957, dalla firma del trattato di Maastricht o trattato sull’Unione europea nel 1992 alla firma del trattato di Lisbona nel 2007 e in vigore dal 2009, il processo di costituzione dell’Unione Europea è stato lungo e travagliato ma solido. Successivamente alla fine della guerra fredda il mutamento degli equilibri geopolitici ha accelerato il processo di integrazione europea e ne ha in parte cambiato le finalità. L’Unione Europea è diventata per i popoli europei l’istituzione fondamentale per rivendicare il giusto peso politico ed economico nei confronti della altre superpotenze mondiali.

Pubblica amministrazione e infrastrutture

La Publica Amministrazione è un organismo vasto e complesso. Dal punto di vista gerarchico è sottoposta al potere esecutivo ovvero al Governo ma la decentralizzazione amministrativa, le autonomie territoriali e funzionali e le norme costituzionali che ne disciplinano alcuni aspetti come “il buon andamento e l’imparzialità” (art. 97), le conferiscono anche una volontà propria e forse un’eccessiva dose di autoreferenzialità. Quando il Parlamento approva una legge e dopo che il Governo ha emanato i decreti attuativi ovvero eventuali regolamenti necessari per l’esecuzione, la Pubblica Amministrazione ha il compito di applicare concretamente la legge in base ai decreti attuativi del Governo, eventualmente integrando e interpretando le disposizioni del Governo e dei Ministeri con proprie circolari e regolamenti che devono essere imparziali ed efficienti. In sostanza, nel realizzare concretamente le indicazioni e i progetti elaborati dal Parlamento e dal Governo, la Pubblica Amministrazione ha un suo modus operandi che incide fortemente sul buon esito, sull’efficacia e sull’efficienza dei progetti. Se a questo si aggiunge che il decentramento amministrativo ha inserito la gestione di consistenti pezzi della Pubblica Amministrazione in seno alle autonomie territoriali (come ad esempio il Servizio Sanitario Nazionale o le aziende municipalizzate) che possono esprimere un indirizzo politico diverso da quello nazionale, e che la gestione di numerosi servizi e appalti pubblici è organizzata in modo autonomo dalle strutture organizzative preposte (ad es. con l’autonomia negoziale), si capisce quanto sia determinante e strategico il ruolo della Pubblica Amministrazione per l’ammodernamento del paese.

Sanità e diritto alla salute

La creazione di un Sistema Sanitario Nazionale ha consentito di dare una prima concreta attuazione alla tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini. Prima della riforma del 1978 la tutela della salute era inquadrata nel contesto della mutua assistenza e non si profilava come la tutela di un diritto universale. La scelta di organizzare il Sistema Sanitario Nazionale sulla base dei principi del decentramento amministrativo determinò, tuttavia, numerose criticità. Le vicende e i limiti dell’organizazione del SSN sono, infatti, particolarmente rappresentative dell’evoluzione dei rapporti tra Stato centrale, regioni e enti locali. Nei primi anni ‘90 la riforma del SSN trasferì alle regioni il controllo e la gestione delle USL (Unità Sanitarie Locali), precedentemente assegnato agli enti locali. Le successive riforme accentrarono parzialmente la gestione del SNN al livello statale, facendo leva su vincoli di finanza pubblica per recuperare capacità coercitiva dello Stato nei confronti delle regioni. A loro volta, le regioni avendo acquisito funzioni soprattutto amministrative avviarono un processo di accentramento nei confronti degli enti locali.

Giustizia

Uno dei compiti fondamentali del potere statale è la somministrazione della giustizia. La giustizia è, infatti, un servizio pubblico come l’assistenza sanitaria o l’istruzione, ma a differenza di questi è una prerogativa prettamente statale perché l’amministrazione della giustizia deve essere imparziale e indipendente e solamente lo Stato, la massima autorità riconosciuta dai cittadini, può garantire la necessaria indipendenza e imparzialità. Tuttavia, per riuscire a garantire l’imparzialità e l’indipendenza dei magistrati, ovvero dei funzionari pubblici addetti alla somministrazione della giustizia, lo Stato deve essere organizzato in base al principio di separazione ed equilibrio dei poteri. In estrema sintesi il potere giudiziario non deve scavalcare quello legislativo e non deve essere sottomesso al potere esecutivo. Il potere giudiziario deve applicare le leggi esistenti, eventualmente interpretandole ma in modo univoco e senza distorcerle, modificarle o innovarle, a meno che queste non siano in palese contraddizione tra loro. Il potere giudiziario non deve farsi soggiogare dal potere esecutivo che essendo espressione di una parte politica potrebbe essere tentato di strumentalizzare la magistratura per perseguire ingiustamente avversari politici. Occorre, infine, distinguere la magistratura giudicante da quella inquirente, ovvero dai procuratori della Repubblica, che rappresentando l’accusa non sono imparziali ma devono rispettare dei criteri di priorità dell’intervento penale, che eventualmente possono essere definiti anche in collaborazione con il potere esecutivo senza per questo compromettere l’equilibrio dei poteri dello Stato.

Cultura e informazione

L’esistenza e la sopravvivenza degli esseri umani è fortemente condizionata dall’apprendimento e dalla trasmissione di conoscenze stratificatesi nel corso del tempo da una generazione all’altra. A differenza degli animali ogni uomo non parte ma dai zero ma eredita secoli di cultura. E' quindi fondamentale preservare le testimonianze del passato e i beni culturali che l’uomo è stato capace di produrre nel corso della storia. In questo senso, ogni essere umano è un prodotto della cultura, ma è anche in grado di produrre cultura altrimenti non potrebbe evolversi. L’evoluzione dell’uomo dipende quindi dalle sue conquiste culturali ovvero dalla velocità con la quale si elaborano e si diffondono nuove idee, conoscenze, capacità tecniche e realizzative, forme organizzative e comportamenti sociali. Gli Stati lungimiranti devono quindi investire risorse negli strumenti di trasmissione della cultura, intesi sia come forme organizzative in grado di tramandare cultura che come mezzi di comunicazione. Per gli Stati democratici è inoltre fondamentale garantire la libertà di accesso ai mezzi di comunicazione e alle informazioni anche per tutelare la democrazia stessa.

Istruzione e formazione

Il sistema dell’istruzione e della formazione - composto di varie strutture organizzative come le scuole pubbliche e private, le aziende e gli enti di formazione e le università - è certamente un potente strumento di trasmissione e di evoluzione della cultura, ma anche una risorsa strategica per migliorare le capacità competitive del sistema economico. La funzione educativa e formativa della scuola è fondamentale per la coesione sociale e il rispetto dei diritti e delle libertà, oltre che per stimolare la crescita delle capacità e delle attitudini individuali dei cittadini. Tuttavia, per quanto riguarda lo sviluppo delle capacità individuali la scuola italiana appare poco ambiziosa, sia perché tende a livellare (inevitabilmente verso il basso) gli obiettivi di formazione degli studenti, sia perché fatica a recepire gli insegnamenti più innovativi che in prospettiva ai giovani serviranno di più. Per quanto riguarda, invece, la preparazione al mondo del lavoro il sistema formativo italiano è piuttosto carente.

Ecologia e tutela ambientale

Le politiche pubbliche per la tutela dell’ambiente sono quasi sempre insufficienti rispetto alle reali esigenze degli ecosistemi e alle aspettative delle associazioni ambientaliste. La sensibilità della politica nei confronti della tutela dell’ambiente è mutata nel tempo: si è passati dall’incuria quasi totale che almeno fino agli ‘70 ha caratterizzato la prima e la seconda rivoluzione industriale, a una maggiore consapevolezza ma solo dopo aver constato i danni e le catastrofi dovute all’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Il cambio di prospettiva sulla tutela dell’ambiente è stato la conseguenza di una valutazione soprattutto economica, poiché i paesi industrializzati si sono resi conto che la prevenzione sarebbe stata meno costosa degli interventi di bonifica, quando possibili. Inoltre, diverse indagini sanitarie sono riuscite a dimostrare che i danni all’ambiente determinano conseguenze anche sulla salute delle popolazioni che vivono nei pressi delle zone inquinate. E’ così emersa la tendenza a considerare gli effetti negativi dell’inquinamento non solo sul piano economico ma anche sul benessere e la qualità della vita delle popolazioni. Solo recentemente la maggior parte degli Stati democratici ha riconosciuto l’esistenza di una emergenza climatica che rischia di travolgere il pianeta nei prossimi decenni.

Aiuti umanitari e protezione civile

Le politiche sugli aiuti umanitari e la protezione civile, per quanto differenti nei metodi e nelle strutture operative, hanno in comune la volontà dello Stato di aiutare le persone che si trovano in grave difficoltà o in pericolo di vita. Un forte contributo a queste attività viene dalle associazioni di volontariato che sono impegnate non solamente sul piano operativo ma anche su quello finanziario attraverso la ricerca di fondi e finanziamenti, soprattutto per quanto riguarda gli aiuti umanitari.

Immigrazione

Le migrazioni di esseri umani esistono fin dalla preistoria ed essendo un fenomeno ben conosciuto e studiato non dovrebbero cogliere impreparata la politica. Invece, le democrazie occidentali fanno molta fatica ad affrontare questi avvenimenti epocali, sia perché le politiche sull’immigrazione di un paese devono rispondere a logiche di gestione interna e non possono rappresentare una risposta sensata a flussi migratori di massa, sia perché le moderne democrazie, essendo sensibili alla tutela dei diritti inalienabili dell’uomo, vorrebbero quantomeno alleviare le sofferenze dei migranti che premono sui propri confini. Le migrazioni di massa, infatti, sono spesso generate e caratterizzate da situazioni di profonda sofferenza, soprusi, crudeltà, conflitti etnici e guerre.

Ordine pubblico e sicurezza

Per preservare l’ordine pubblico e garantire la sicurezza della popolazione sono spesso necessarie norme che limitano la libertà e i diritti dei cittadini. Per quanto riguarda le norme sempre in vigore, le moderne democrazie hanno dovuto stabilire dei compromessi tra le liberta e i diritti individuali e le esigenze della collettività e della gestione operativa nelle varie situazioni, almeno in teoria. Nelle situazioni reali, infatti, può sempre accadere che si verifichino eccessi (con conseguente violazione dei diritti e delle libertà) o omissioni (con conseguente aumento del rischio per la collettività) da parte dei soggetti proposti alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. Per quanto riguarda, invece, le norme straordinarie, temporanee o di emergenza, la situazione è spesso complicata dalle reazioni dell’opinione pubblica. Infatti, se per un verso un po' di diffidenza da parte della popolazione può essere giustificata, poiché nelle cosiddette democrazie di facciata l’emergenza è stata tradizionalmente utilizzata come pretesto per imporre stabilmente limitazioni alle libertà e controlli sulla popolazione e sugli oppositori politici, per l’altro verso parte della popolazione delle moderne democrazie tende a esagerare con le critiche, poiché è diventata insofferente a qualsiasi forma di limitazione delle libertà e dei diritti individuali indipendemente dagli scopi, dimenticando che democrazia non vuol dire anarchia. In questo contesto di sentimenti conflittuali, si innestano poi gli eventuali errori normativi e una probabile maggiore frequenza di eccessi e omissioni dovuti al carattere emergenziale o straordinario di questi interventi.

Diritti civili e pari opportunità

La tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini è il fondamento della democrazia. Le moderne democrazie sono nate proprio grazie alle lotte popolari per la conquista di maggiori garanzie di tutela dei diritti e delle libertà. Le forme di governo democratiche garantiscono, infatti, le migliori condizioni strutturali affinché l’organizzazione dello Stato non solo sia rispettosa dei diritti e delle libertà, ma possa promuovere la loro tutela e migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Le dichiarazioni generalmente contenute nella prima parte delle Costituzioni testimoniano l’importanza dei principi che devono guidare l’organizzazione stessa dello Stato e tutte le norme legislative nazionali. L’applicazione pratica di questi principi o la rimozione degli ostacoli che possono impedire l’esercizio dei diritti e delle libertà del cittadino può essere, tuttavia, difficile da realizzare concretamente.

Autonomie e Enti Locali

Gli Stati, a meno che non siano particolarmente piccoli, devono necessariamente avvalersi della collaborazione di unità amministrative distribuite sul territorio e delle unità organizzative preesistenti alla formazione dello Stato e sorte autonomamente per gestire le necessità di una comunità. Il rapporto che si instaura tra lo Stato centrale e le unità territoriali, le loro caratteristiche organizzative e le funzioni che svolgono contribuiscono a caratterizzare la forma di Stato. L’organizzazione di uno Stato può tendere al centralismo, ovvero mirare a un modello organizzativo in cui le funzioni amministrative delle unità periferiche sono ridotte al minimo e gerarchicamente sottoposte al potere statale, oppure al decentramento che consiste nel delegare alle unità periferiche tutte le funzioni amministrative che non è necessario gestire centralmente e concedere ai vari enti un certo grado di autonomia organizzativa, gestionale e politica. Il grado di autonomia concessa dallo Stato centrale italiano varia in base alla natura e alle funzioni degli enti e nel caso delle regioni include anche una prerogativa legislativa.

Riforme istituzionali

Le riforme istituzionali sono leggi che cambiano o modificano l’organizzazione e le funzioni delle istituzioni ovvero dello Stato e della Pubblica Amministrazione. A seconda dei cambiamenti o delle modifiche da implementare le riforme istituzionali necessitano di differenti percorsi legislativi, ovvero possono essere leggi costituzionali, leggi ordinarie o anche regolamenti. Le riforme istituzionali sono generalmente necessarie per rendere più efficienti ed efficaci le istituzioni al fine di adattarle ai cambiamenti sociali, economici, culturali, legislativi che si sono verificati nel corso del tempo. In democrazia le istituzioni che non funzionano o funzionano male dovrebbero essere prontamente sanate altrimenti si rischia di generare un senso di sfiducia nella popolazione che alla lunga potrebbe compromettere la democrazia stessa.

Difesa e forze armate

La maggior parte delle democrazie occidentali è per principio contraria agli interventi militari mentre il pacifismo è una corrente di pensiero molto diffusa tra le popolazioni delle moderne democrazie. Infatti, le forze politiche generalmente cercano di evitare discussioni pubbliche sulle risorse finanziarie e organizzative da destinare alle forze armate, probabilmente proprio per evitare di sollecitare quella parte dell’opinione pubblica pacifista che tende a non riconoscere che gli eserciti e il potenziale bellico degli stati democratici svolgono ancora una funzione molto importante per il mantenimento degli equilibri geopolitici mondiali, in particolare come deterrenza. Le forze armate delle democrazie occidentali possono essere impiegate solamente come difesa o per lo svolgimento di missioni cosiddette di pace ovvero di interposizione tra stati e popolazioni belligeranti.