Il Governo Conte I

Periodo di riferimento: 2018
Dopo lunghe ed estenuanti trattative tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, ovvero tra i due partiti politici che avevano ottenuto i risultati migliori alle elezioni politiche del 2018 (rispettivamente il primo e il terzo partito in base al sistema proporzionale), e grazie alla fermezza e alla pazienza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fu nominato il Governo Conte. Questo governo nasceva su basi paritetiche nonostante il peso politico del Movimento 5 Stelle fosse molto più consistente rispetto a quello della Lega che, tuttavia, capitalizzava come singolo partito anche il successo elettorale della coalizione di centrodestra.

Governo Conte

Il Governo Conte I è nato il 1 giugno 2018, 89 giorni dopo le elezioni politiche del 4 marzo, sostenuto da una maggioranza parlamentare composta da Movimento 5 Stelle e Lega. Il Governo Conte ha acquisito pieni poteri il 6 giugno 2018 ottenendo la fiducia della Camera con 350 voti favorevoli, 236 contrari e 35 astenuti, mentre al Senato la fiducia era stata votata il 5 giugno 2018 con 171 voti favorevoli, 117 contrari e 25 astenuti.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato considerato dai mass media un tecnico indipendente anche se in quota Movimento 5 Stelle, tant'è vero che è stato affiancato da due vicepresidenti politici, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, leader dei rispettivi partiti, mentre Sottosegretario alla presidenza del Consiglio e segretario del Consiglio è stato nominato Giancarlo Giorgetti, esponente di spicco della Lega.

Tra i componenti del Governo Conte erano considerati ministri tecnici indipendenti Giovanni Tria, Ministro dell'Economia e delle finanze, Enzo Moavero Milanesi, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Savona Ministro degli Affari europei, sebbene sulla mancata nomina di Paolo Savona a ministro dell'economia si fosse consumato un braccio di ferro tra Lega e Presidente della Repubblica, essendo Savona considerato nell'immaginario collettivo un simbolo anti euro.

Altri ministri del governo considerati tecnici erano: Marco Bussetti (Istruzione, università e ricerca) in quota Lega, Elisabetta Trenta (Difesa), Alberto Bonisoli (Beni e attività culturali e turismo) e Sergio Costa (Ambiente e tutela del territorio e del mare) tutti in quota M5S.

I ministri prettamente politici del governo Conte espressione del Movimento 5 Stelle erano: Luigi Di Maio (Vicepresidente e ministro del Lavoro, del Welfare e dello Sviluppo), Alfonso Bonafede (Giustizia), Danilo Toninelli (Infrastrutture e trasporti), Giulia Grillo (Salute), Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta), Barbara Lezzi (Sud).

I ministri del governo prettamente politici espressione della Lega erano invece: Matteo Salvini (Vicepresidente e ministro dell’Interno), Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione), Erika Stefani (Affari regionali e autonomie), Lorenzo Fontana (Famiglia e disabilità), Gian Marco Centinaio (Politiche agricole, alimentari e forestali).

Le vicende politiche che hanno determinato la formazione del Governo Conte sono connesse a una lunga e difficile situazione di stallo del Parlamento italiano e, assieme alle vicende che hanno determinato la nascita del Governo Letta, hanno rappresentato l'ennesima testimonianza della crisi del sistema politico italiano.

Sebbene la situazione di stallo determinata dalle elezioni politiche del 2013 sia stata più drammatica per il contesto nel quale si è verificata, ovvero nel mezzo di una grave crisi economica e in un periodo di debolezza intrinseca del Presidente della Repubblica che si trovava nel semestre bianco, anche la situazione di stallo determinatasi con le elezioni politiche del 2018 ha suscitato apprensione a causa della vittoria relativa del Movimento 5 Stelle e della Lega, due forze politiche radicali e demagogiche, definite dai mass media populiste, caratterizzate da radicalismi di diversa natura e per alcuni aspetti opposti.

A complicare la situazione politica italiana, già di per se complessa, si era aggiunta l'incongruenza tra il sistema elettorale sostanzialmente proporzionale (il cosiddetto Rosatellum) e la scelta di alcuni partiti (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia) di candidarsi alle elezioni politiche come coalizione di governo, piuttosto che come coalizione elettorale in funzione dei collegi uninominali. Questa scelta aveva determinato una sorta di congelamento della coalizione di centrodestra dopo il voto, ovvero la difficoltà della Lega di svincolarsi dalla coalizione, e il permanere di un'ambiguità nel quadro politico italiano, poiché sia la Lega che Forza Italia non sciolsero la coalizione ma si accordarono su una separazione consensuale e temporanea. In sostanza il Movimento 5 Stelle stipulò un'alleanza, o meglio un accordo, con un partito (la Lega) i cui deputati e senatori erano stati eletti anche con i voti di Forza Italia e che rimaneva legato a doppio filo con Forza Italia e Berlusconi. Infatti, l'accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega nacque su basi paritarie nonostante la consistente differenza di peso elettorale tra le due forze politiche in quanto partiti.

Si intuisce quindi perché la situazione di stallo politico sfociata con la formazione del Governo Conte abbia comportato plateali colpi di scena, cambi di fronte e aspre polemiche tra i partiti sui mass media. Accuse e polemiche che poco prima della fine dello stallo hanno coinvolto anche il Presidente della Repubblica, contro il quale si è scagliato il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, proponendone addirittura la messa in stato d'accusa da parte del Parlamento (impeachment), salvo cambiare idea il giorno dopo.

Mettendo da parte l'esasperazione dei conflitti per motivi elettorali, si evidenzia come la situazione di stallo conseguente alle elezioni politiche del 2018 presenti alcune significative assonanze con quella conseguente alle elezioni politiche del 2013.

La prima e più evidente assonanza è data dal risultato elettorale che ha confermato e consolidato un sistema dei partiti tripolare. La presenza di tre poli ha creato ostacoli apparentemente insuperabili alla formazione di una maggioranza parlamentare, indipendentemente dal sistema elettorale tendenzialmente proporzionale nel 2018 e tendenzialmente maggioritario nel 2013.

Una seconda assonanza è data dal ruolo del centrodestra che sia nel 2018 che nel 2013 si è diviso al fine di consentire la formazione di una maggioranza parlamentare e la nascita di un governo. Nel 2013 la parte moderata del centrodestra rappresentata da Forza Italia venne a patti con il Partito Democratico di Bersani facendo nascere il governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta, ma anche successivamente, quando il PD cambiò pelle con l'elezione a segretario di Matteo Renzi, Forza Italia stipulò il cosiddetto patto del Nazareno che fu alla base della nascita del Governo Renzi. Nel 2018 la separazione in casa ha riguardato invece la componente più radicale del centrodestra, la Lega che ha stipulato un'alleanza programmatica con il Movimento 5 Stelle (il cosiddetto contratto di governo).

Un'altra assonanza, infine, è data dal ruolo fondamentale e decisivo del Presidente della Repubblica. La situazione di stallo determinatasi nel 2013 ha coinvolto più pesantemente la Presidenza della Repubblica essendosi verificata in concomitanza con il rinnovo del settennato e avendo comportato, caso unico nella storia repubblicana, la rielezione di Giorgio Napolitano per un secondo mandato da Presidente. Questa rielezione testimonia di per se il ruolo decisivo di Giorgio Napolitano nella soluzione della situazione di stallo del 2013 per superare le diffidenze tra i partiti che formarono la maggioranza parlamentare.

Allo stesso modo, nel 2018, la determinazione, la fermezza e la pazienza di Sergio Mattarella è stata decisiva per la formazione della maggioranza parlamentare giallo-verde (M5S-Lega). La volontà del Presidente delle Repubblica di far nascere un governo e una maggioranza parlamentare che assecondasse quanto più possibile le grossolane indicazioni scaturite dai risultati elettorali è innegabile e, probabilmente, dovuta alla necessità di non alimentare ulteriormente le caratteristiche demagogiche dei partiti vittoriosi, ma anzi di farli confrontare una volta per tutte con le difficoltà e la concretezza dell'azione di governo.

Infatti, durante la delicata fase delle trattative tra Lega e Movimento 5 Stelle il Presidente Mattarella è stato molto paziente, lasciando maturare l'intesa tra le due forze politiche, pur non perdendo mai occasione per rimarcare con fermezza il suo ruolo di garanzia della carta costituzionale e dell'interesse generale dei cittadini italiani. In altre parole, il Presidente della Repubblica ha molto agevolato l'accordo tra i partiti che hanno ottenuto i migliori risultati alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, ma allo stesso tempo ha posto dei paletti a queste forze politiche in virtù del potere e del dovere che gli conferisce la Costituzione della Repubblica italiana.

A un certo punto, quando la situazione politica sembrava essere precipitata verso nuove elezioni in un velenoso clima da campagna elettorale, gran parte dei mass media si è chiesta se fosse veramente necessaria o opportuna l'imposizione di questi paletti da parte del Presidente Sergio Mattarella. L'opinione pubblica e i mass media si sono divisi.

Tuttavia, il dato di fatto è che l'anticonformismo, l'inesperienza e l'irruenza del Movimento 5 Stelle e della Lega, nonché le distanze tra i due programmi elettorali caratterizzati da radicalismi di diversa natura, hanno determinato, oltre ai tempi molto lunghi per il raggiungimento dell'accordo tra i due partiti, delle deviazioni dalle prassi e dalle norme costituzionali a garanzia del processo democratico e, soprattutto, potenziali rischi per gli equilibri economici, europei e finanche geopolitici dell'Italia.

In particolare, la fermezza del Presidente Mattarella è riuscita a disinnescare un'ambiguità della Lega che stava per permeare tutta la maggioranza di governo, determinata da un insieme di situazioni ma plasticamente rappresentata dall'impuntatura della Lega sulla candidatura di Paolo Savona a Ministro dell'economia. Probabilmente, la presenza di Savona nel governo non costituiva di per sè un problema, tant'è vero che successivamente è stato confermato come ministro degli Affari Europei, ma le ambiguità su un'eventuale piano di uscita dall'euro e la richiesta di abbuono di una parte del debito pubblico trapelate durante la fase di stesura della bozza del contratto di governo, nonché la confusione tra Unione Europea e mercati finanziari colpevolmente citati come se fossero la stessa cosa, ha ingenerato un nuovo allarme tra gli investitori sulla capacità dell'Italia di far fronte al suo enorme debito pubblico, con una improvvisa crescita dello spread e il crollo dell'indice della borsa italiana. 

Occorre poi stendere un velo pietoso sulle prime reazioni, in particolare del Movimento 5 Stelle e del suo leader Luigi Di Maio, alla fermezza del Capo dello Stato quando si è rifiutato di cedere all'impuntatura della Lega sul ministero dell'economia, reazioni che se non fossero state prontamente disinnescate dal buon senso e dalla ragione avrebbero aperto una crisi istituzionale molto grave e inevitabili durature conseguenze sul piano economico e finanziario per i cittadini italiani.

Alla fine il governo Conte è nato e le critiche all'operato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono finite nel vuoto. Ma il fatto che l'evolversi di questa situazione di stallo politico con plateali colpi di scena abbia dato infine ragione al Presidente Mattarella, non può cancellare i pericoli nascosti dietro l'opportunismo di una parte dei partiti politici e dei mass media, i quali non hanno esitato ad attaccare frontalmente o a criticare apertamente la Presidenza della Repubblica nonostante il Presidente Mattarella avesse gestito la crisi politica in modo ineccepibile e cristallino.

Ecco un riassunto del calendario delle iniziative attuate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per superare lo stallo politico del Parlamento conseguente alla elezioni politiche del 2018:

  • il 4 e il 5 Aprile il Presidente Mattarella ha svolto le consultazioni con i presidenti delle camere e con le delegazioni dei partiti, o più precisamente dei gruppi parlamentari;
  • il 12 e il 13 aprile il Presidente della Repubblica ha effettuato un nuovo giro di consultazioni;
  • il 18 aprile, il Presidente Mattarella ha affidato alla Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, un mandato esplorativo per verificare l'esistenza di una maggioranza parlamentare tra i partiti della coalizione di Centrodestra e il Movimento Cinque Stelle;
  • il 23 aprile, Mattarella ha affidato al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, un mandato esplorativo per verificare la possibilità di un'intesa per la formazione di una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico;
  • il 7 maggio, il Presidente della Repubblica ha svolto nuove consultazioni, al termine delle quali ha prospettato la possibilità di nuove elezioni ma anche gli ostacoli per un rapido ritorno alle urne che rendevano indispensabile varare un governo tecnico al fine di consentire il voto in autunno o ancora meglio dopo l'approvazione della legge di bilancio, riservandosi alcuni giorni prima di decidere a chi affidare l'incarico per la formazione di un governo "di garanzia".
  • Senonché il 9 maggio, il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno informato la Presidenza della Repubblica che era in corso un confronto per pervenire a un possibile accordo di governo e che per sviluppare questo confronto c'era bisogno di altre 24 ore.
  • Mentre le trattative tra Movimento 5 Stelle e Lega proseguivano, il Presidente delle Repubblica ha svolto altre due consultazioni con le delegazioni del Movimento 5 Stelle e della Lega, il 14 maggio e il 21 maggio, e con il Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il 22 maggio.
  • Il 23 maggio Mattarella ha convocato il Prof. Giuseppe Conte e gli ha affidato l'incarico di formare il Governo.
  • Dopo un colloquio informale il 25 maggio, il 27 Maggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio incaricato, Prof. Giuseppe Conte che sciogliendo la riserva formulata ha rimesso l'incarico, non essendo riuscito a neutralizzare il dictat di Salvini sulla candidatura di Paolo Savona a ministro dell'economia.
  • Il 28 maggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il dott. Carlo Cottarelli, al quale ha conferito l'incarico di formare un governo tecnico di garanzia. Il dott. Cottarelli si riservava di accettare.
  • il 29 maggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio alle ore 16.30, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio incaricato, dott. Carlo Cottarelli e mentre tutti si aspettavano lo scioglimento della riserva e i nomi dei ministri veniva diffusa una dichiarazione in cui si spiegava che il premier incaricato aveva “semplicemente bisogno di più tempo per approfondire alcuni nodi legati alla lista dei ministri”.
  • Il 30 maggio dopo un colloquio informale tra Cottarelli e il Presidente Mattarella trapelavano le prime indiscrezioni sulla riapertura della trattativa tra Movimento 5 Stelle e Lega per la formazione del governo, senza Paolo Savona al ministero dell’Economia.
  • il 31 maggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto in serata al Palazzo del Quirinale il dottor Carlo Cottarelli, il quale, sciogliendo la riserva formulata, ha rimesso l'incarico di formare il Governo conferitogli il 28 maggio. Il Presidente della Repubblica ha ringraziato il dottor Carlo Cottarelli per l'impegno posto nell'adempimento del suo mandato e ha convocato per le ore 21.00, al Palazzo del Quirinale, il Prof. Giuseppe Conte al quale ha conferito l'incarico di formare il governo. Il professor Conte ha accettato l'incarico e ha presentato al Presidente della Repubblica la lista dei Ministri, ai sensi dell'articolo 92 della Costituzione. Subito dopo il Presidente del Consiglio dei Ministri ha reso nota la composizione del Governo.
  • Il 1 giugno nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Professore Giuseppe Conte, e i Ministri hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato pronunciando la formula di rito.

Come si evince da queste quasi rocambolesche vicende che hanno determinato la nascita del governo Conte, dalle reazioni dei mercati finanziari e dalle dichiarazioni non sempre equilibrate e opportune degli altri Stati membri dell'Unione Europea durante l'evolversi della crisi politica, la maggioranza politica che sosteneva il governo Conte sarebbe stata messa sotto osservazione non solo dai cittadini italiani, ma anche dall'Europa e dagli alleati occidentali.

Nonostante la travagliata formazione del governo sia andata a buon fine, la maggioranza parlamentare composta da Movimento 5 Stelle e Lega doveva dimostrare con i fatti di essere capace di governare un paese complesso, conflittuale ed economicamente molto rilevante per l'Europa e gli alleati occidentali.

Infatti, le contraddizioni insite nel contratto di governo, le perplessità sulle piattaforme politiche radicali del M5S e della Lega nonché sulle capacità e il ruolo dei ministri e dello stesso Presidente del Consiglio, le possibili tentazioni elettorali di due forze politiche caratterizzate da un atteggiamento demagogico che collide con la particolare situazione debitoria dello Stato italiano in un contesto economico difficile e molto competitivo, avevano lasciato aperti molti dubbi sul futuro di questa maggioranza e del governo Conte e, in assenza di buonsenso e razionalità, anche sul futuro dell'Italia e degli italiani.