Ecologia e tutela ambientale

Le politiche pubbliche per la tutela dell’ambiente sono quasi sempre insufficienti rispetto alle reali esigenze degli ecosistemi e alle aspettative delle associazioni ambientaliste. La sensibilità della politica nei confronti della tutela dell’ambiente è mutata nel tempo: si è passati dall’incuria quasi totale che almeno fino agli ‘70 ha caratterizzato la prima e la seconda rivoluzione industriale, a una maggiore consapevolezza ma solo dopo aver constato i danni e le catastrofi dovute all’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Il cambio di prospettiva sulla tutela dell’ambiente è stato la conseguenza di una valutazione soprattutto economica, poiché i paesi industrializzati si sono resi conto che la prevenzione sarebbe stata meno costosa degli interventi di bonifica, quando possibili. Inoltre, diverse indagini sanitarie sono riuscite a dimostrare che i danni all’ambiente determinano conseguenze anche sulla salute delle popolazioni che vivono nei pressi delle zone inquinate. E’ così emersa la tendenza a considerare gli effetti negativi dell’inquinamento non solo sul piano economico ma anche sul benessere e la qualità della vita delle popolazioni. Solo recentemente la maggior parte degli Stati democratici ha riconosciuto l’esistenza di una emergenza climatica che rischia di travolgere il pianeta nei prossimi decenni.

Economia verde - simbolo

L’ambiente è un tema politico di particolare rilevanza nella società occidentale, infatti l’accresciuta sensibilità verso le tematiche ambientali ha ispirato la nascita di associazioni ecologiste e formazioni politiche che hanno messo la tutela dell’ambiente al centro del loro programma (come ad esempio il partito dei Verdi).

In effetti, a partire dagli anni '60 la sensibilità nei confronti dell'ambiente è cresciuta progressivamente suscitando l'interesse di numerose discipline scientifiche come l'ingegneria, la chimica, la biologia, l'economia, il diritto, le scienze politiche, mentre la tutela dell'ambiente è diventata essa stessa oggetto di studi scientifici con l'ecologia.

Questo interesse per l'ambiente non è stato determinato solamente dal fascino di una materia che sin dall'antichità ha ispirato principi etici, culturali e religiosi, ma sopratutto dall'impatto che l'industrializzazione e lo sviluppo economico hanno esercitato sull'ambiente con conseguenze spesso devastanti, anche a causa di gravi incidenti che hanno coinvolto petroliere, impianti chimici ed estrattivi, centrali nucleari.

In una prima fase, negli anni '60 e '70, si riteneva che la tutela dell'ambiente attraverso l'imposizione di limiti e prescrizioni in particolare sulle attività industriali potesse rallentare o ostacolare lo sviluppo economico. Successivamente, però, divenne chiaro ai governi che i costi per prevenire l'inquinamento potevano essere di gran lunga inferiori ai costi dei danni all'ambiente e alla salute delle popolazioni coinvolte nei disastri ambientali. Infine, con l'accrescimento della ricchezza, da quando il benessere economico è valutato anche in termini di qualità della vita, vivere in un ambiente sano è considerato un diritto dei cittadini mentre la tutela dell'ambiente è diventata una priorità in tutte le democrazie occidentali ed è definitivamente entrata a far parte dei compiti assegnati allo Stato.

I compiti dello Stato riguardo la tutela dell'ambiente sono stati progressivamente ampliati e consistono:

  • nell'impedire o limitare la contaminazione dell'aria, dell'acqua e del terreno da parte di sostanze tossiche e radiazioni, per lo più sottoprodotti e scorie di processi industriali e residui agricoli;
  • nel preservare l'integrità delle risorse naturali (fiumi, laghi, foreste) e degli equilibri naturali (la cui rottura può determinare fenomeni quali cambiamenti climatici, desertificazioni, carestie, etc.) minacciati dallo sfruttamento intensivo e dall'inquinamento;
  • nel proteggere la biodiversità, cioè salvare dall'estinzione sempre più rapida le specie vegetali e animali;
  • nel conservare aree di particolare interesse paesaggistico.

Per raggiungere questi obiettivi gli stati occidentali si sono dotati di numerosi strumenti giuridici e organizzativi (tra i quali la Valutazione di Impatto Ambientale e la Valutazione Ambientale Strategica), ma anche di organizzazioni sovranazionali e istituzioni globali in grado di favorire l'accordo con paesi che si trovano a livelli di sviluppo differenti e che sono più restii ad investire risorse per combattere il degrado dell'ambiente.

Le politiche di tutela dell'ambiente hanno così assunto una rilevanza mondiale e sono attuate anche a livello internazionale (ONU, G7, G20) o sovranazionale (Europa), attraverso la fissazione di parametri ai quali gli stati nazionali devono o dovrebbero attenersi e la promozione dello sviluppo sostenibile con il finanziamento di progetti correlati. Ma le sfide che le politiche ambientali devono affrontare riguardano anche la stretta sorveglianza ed il controllo di nuove tecnologie potenzialmente dannose per l'ambiente quali, ad esempio, le biotecnologie.

A livello statale e regionale le politiche di tutela dell'ambiente tendono a concentrarsi, oltre che sulla lotta all'inquinamento, sulle procedure di trattamento ed eliminazione dei rifiuti, sul risparmio energetico e sull'espansione delle fonti rinnovabili in grado di produrre energia pulita.

Tutela ambientale, diritto alla salute e interessi economici

Il tema della tutela dell'ambiente è spesso intrecciato a considerazione di carattere economico e alla tutela della salute della popolazione. Hanno, infatti, suscitato numerose preoccupazioni tra i cittadini italiani le conseguenze dell'inquinamento atmosferico in alcune zone del paese, come nel caso delle emissioni inquinanti dell'ILVA di Taranto, dell'interramento di rifiuti tossici e l'innesco di numerosi roghi di rifiuti nella "Terra dei Fuochi", dell'inquinamento da polveri sottili nelle zone urbane. Queste situazioni di degrado ambientale, per citarne alcune ma ve ne sono anche altre, hanno messo in discussione il diritto alla salute della popolazione, hanno evidenziato la diffusione delle cosiddette ecomafie (organizzazioni criminali infiltrate nel ciclo di gestione dei rifiuti allo scopo di trarne profitto smaltendoli illegalmente) e hanno evidenziato i danni economici che l'inquinamento causa nelle zone vocate alla produzione agricola.

Altri casi, invece, hanno fatto emergere come i costi di risanamento dell'ambiente siano stati scaricati sullo Stato e sulla collettività mentre le aziende inquinanti hanno goduto di profitti maggiori smaltendo le scorie in modo non adeguato (ad esempio, le vicende della discarica di Bussi in Abruzzo), o come i fondi destinati alle bonifiche ambientali siano stati male utilizzati (ad esempio, la bonifica dell'area ex Italsider ed ex Eternit a Bagnoli, periferia ovest di Napoli).

Permangono, inoltre, gravi problemi al livello degli enti territoriali, che in molti casi si sono dimostrati incapaci di condurre una adeguata lotta agli scarichi abusivi e di realizzare e gestire adeguatamente gli impianti di depurazione, compromettendo così la qualità delle acque interne e del mare, incluse aree balneabili e di interesse naturalistico, con ingenti danni per il settore del turismo.

Istituzioni

Normativa base