Il governo Conte bis

Periodo di riferimento: 2019
La formazione del governo Conte bis ha marcato un passaggio politico importante per il Movimento 5 Stelle che ha interotto la collaborazione con la Lega e avviato, non senza consistenti mal di pancia interni, una collaborazione con i partiti di centrosinistra. E' evidente come l’esperienza di governo con la Lega abbia fatto maturare il Movimento 5 Stelle, che essendo un partito politico nato dal basso, ovvero dall’aggregazione spontanea di cittadini, ha scontato una certa dose di ingenuità politica. Protagonista di questa svolta è stato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che contrariamente alle aspettative dei più critici nei suoi confronti, al momento opportuno è riuscito a imporsi sui litigiosi leader della Lega e del Movimento 5 Stelle, al fine di tutelare l’equilibrio dei conti pubblici italiani, la collaborazione con le istituzioni europee e l’alleanza atlantica.

Governo Conte di Presidenza della Repubblica

Il Governo Conte II è nato il 5 settembre 2019, 16 giorni dopo che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva rassegnato le dimissioni al Presidente della Repubblica, in conseguenza della crisi della maggioranza parlamentare composta da Movimento 5 Stelle e Lega.

La possibilità di una crisi di governo si era palesata il 7 agosto, subito dopo che l'esito della votazione in Senato sulla prosecuzione della tratta Torino-Lione della TAV aveva sancito la spaccatura della maggioranza e in modo più tangibile poche ore dopo, quando Matteo Salvini aveva dichiarato l'intenzione di ritirare il sostegno del suo partito al governo Conte che era ormai diventato un ostacolo all'attuazione del programma della Lega. La formalizzazione della crisi di governo è invece avvenuta il 9 agosto, quando la Lega presentò in Senato una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente del Consiglio, successivamente calendarizzata al 20 agosto e poi ritirata subito dopo le dimissioni di Conte.

Come prevede la prassi costituzionale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver accettato il 20 agosto le dimissioni del Presidente del Consiglio e aver chiesto al governo di proseguire le attività di ordinaria amministrazione, avviò le consultazioni dei Presidenti delle camere, del Presidente emerito della Repubblica e dei gruppi parlamentari in rappresentanza dei partiti politici eletti in Parlamento.

Dalle consultazioni e dalle contestuali dichiarazioni dei gruppi parlamentari emerse la possibilità di formare una nuova maggioranza parlamentare e quindi un nuovo governo.

Il 29 agosto 2019, il Presidente della Repubblica Mattarella assegnò l'incarico di formare un nuovo governo allo stesso Giuseppe Conte, che dopo aver accettato con riserva, il 4 settembre 2019 sciolse positivamente la riserva comunicando contestualmente la lista dei ministri.

Il 5 settembre 2019 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i suoi ministri prestarono giuramento davanti al Presidente della Repubblica, sancendo così la nascita del Governo Conte II sostenuto dalla maggioranza parlamentare composta da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e altri parlamentari.

Il Governo Conte II acquisì i pieni poteri il 9 e il 10 settembre 2019 dopo aver ottenuto la fiducia della Camera con 343 voti favorevoli, 263 contrari e 3 astenuti e del Senato con 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti.

Il Governo Conte bis era composto da 21 ministri: 10 M5S, 9 Pd, uno Leu e uno tecnico.

Vista la criticità di alcuni ruoli nel contesto dell'azione di governo occorre evidenziare la scelta di un ministro tecnico, Luciana Lamorgese, al Ministero dell'Interno, di un ministro politico in quota PD, Roberto Gualtieri, al Ministero dell'Economia e delle Finanze, della conferma di Alfonso Bonafede (M5S) al Ministero della Giustizia e della nomina di Paola De Micheli, vicesegretaria del PD, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la nomina di Nunzia Catalfo, rimase sotto la guida del M5S mentre Luigi Di Maio diventò Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.

Considerata la genericità del programma di governo, senza dubbio condivisibile ma poco concreto, non fu chiaro quali risultati effettivi avrebbe potuto conseguire il governo Conte bis. In ogni caso, l'opinione pubblica sembrò nutrire scarse aspettative nei confronti del Governo Conte bis e in particolare nella nuova maggioranza composta da M5S e PD. In estrema sintesi, prevalse la convinzione che il nuovo governo avrebbe tentato di attuare politiche assistenzialiste e una politica fiscale espansiva, strappando alla Commisione europea ulteriori deroghe alle restrizioni di bilancio imposte dal patto di stabilità, e che sarebbe durato al massimo fino all'elezione del Presidente della Repubblica nei primi mesi del 2022.

Per quanto riguarda il profilo politico del nuovo governo, occorre evidenziare il mutamento di ruolo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che non era più viziato dall'anomalia del cosiddetto "contratto di governo" che, invece, aveva caratterizzato il precedente governo e in particolare la funzione del Presidente del Consiglio che sembrava aver perso alcune prerogative assegnate dalla Costituzione al capo dell'esecutivo.

Durante quasi tutta la durata del governo giallo verde (M5S - Lega), il Presidente del Consiglio Conte aveva svolto principalmente la funzione di arbitro tra i leader delle due forze politiche, M5S e Lega, che si contendevano il predominio dell'azione di governo, con la conseguenza indiretta e nefasta di comprimere il ruolo dell'opposizione.

Nel nuovo governo giallo rosso (M5S - PD) il Presidente del Consiglio Conte si era riappropriato delle sue prerogative costituzionali assumendo il ruolo di capitano e non di arbitro del nuovo esecutivo (per fare un paragone con le squadre di calcio). Infatti, come recita l'art. 95 della nostra Costituzione: "Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri."

Questo riequilibrio della funzione del Presidente del Consiglio fu in parte conseguenza di una dinamica politica e in parte determinato dal comportamento dello stesso Giuseppe Conte, protagonista di una presa di posizione collaborativa con l'Unione Europea e molto dura nei confronti di Salvini.

Le dinamiche politiche avevano, infatti, indotto il Movimento 5 Stelle ad amalgamarsi attorno alla figura di Giuseppe Conte ormai riconosciuto come un esponente di spicco del M5S in grado di ispirare fiducia nell'opinione pubblica. Inoltre, una legittimazione delle sue capacità di leadership erano arrivate anche da altre forze politiche, sia quelle in trattativa che quelle in conflitto con il M5S, oltre che dagli "endorsement" più o meno interessati di altri leader politici e di governo stranieri.

La presa di posizione politica di Giuseppe Conte, che forzò la mano anche nei confronti di alcuni esponenti di spicco del M5S come ad esempio lo stesso Luigi Di Maio, riguardò essenzialmente l'esigenza di tutelare l'equilibrio dei conti pubblici italiani e la collaborazione con le istituzioni dell'Unione Europea e l'alleanza atlantica.

Infatti, il 1 luglio 2019, in un Consiglio dei ministri snobbato dai due viceministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il governo approvò delle misure economiche - circa 7,6 miliardi di euro tra risparmi, tagli e maggiori entrate - per correggere l'andamento delle finanze publiche dopo che la Commissione Europea aveva rilevato scostamenti eccessivi dai parametri del patto di stabilità che, se non disinnescati, avrebbero determinato l'apertura di una procedura di infrazione per debito pubblico eccessivo nei confronti dell'Italia.

Questo atto del governo Conte avveniva in contrasto con quanto dichiarato dai due vicepremier Salvini e Di Maio, i quali avevano promesso che non ci sarebbe stata nessuna manovra economica per venire incontro alle richieste della Commissione europea o per usare le stesse parole di Salvini dei "burocrati di Bruxelles".

Il 24 luglio 2019 il Presidente del Consiglio Conte si recò in Senato per riferire sul cosiddetto caso Russiagate e smentì il viceministro Matteo Salvini confermando che Gianluca Savoini era incluso nella delegazione ufficiale del Ministero dell’Interno nella visita a Mosca del luglio 2018. Conte lamentò poi l’assenza di informazioni da parte del Ministro dell’Interno e ricordò che il governo non aveva cambiato atteggiamento nei confronti della Russia, confermando il suo voto favorevole alle sanzioni contro la Russia in tre occasioni differenti, nonostante le presunte trattative di cui era stata accusata la Lega. Anche in questo caso, l'atteggiamento del M5S fu ambiguo poiché i senatori della maggioranza disertarono l'aula.

Occorre, infine, citare il discorso che Conte tenne in Senato il 20 agosto: un duro atto di accusa nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini.

Non fu quindi un caso che Salvini avesse individuato proprio in Giuseppe Conte il principale ostacolo all'attuazione del programma della Lega, come dichiarato in sede istituzionale dopo le consultazioni al Quirinale con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non è un caso che il leader della Lega avesse tentato di aggirare Giuseppe Conte proponendo la presidenza del Consiglio di un eventuale nuovo governo giallo verde a Luigi Di Maio, come dallo stesso dichiarato nella medesima sede.

In che misura il Movimento 5 Stelle avesse supportato, da dietro le quinte, la presa di posizione di Conte o in che misura l’avesse subita era un’interrogativo in grado di condizionare le sorti del Movimento 5 Stelle e di riflesso l’evoluzione della situazione politica italiana.

In ogni caso, il contrasto tra Salvini e Conte sembrò fare chiarezza sulle reali intenzioni della Lega sia per quanto riguarda la politica economica e finanziaria che i rapporti con l’Unione Europea.

Certamente, la formazione del Governo Conte bis ha determinato un cambiamento sostanziale della situazione politica italiana.

Riferimenti