Il crollo delle vecchie ideologie di destra e di sinistra in Italia

Periodo di riferimento: 1992 - 2014
La seconda repubblica è stata caratterizzata da un conflitto ideologico anacronistico che ha mascherato i fallimenti e la mancanza di progettualità e capacità della classe politica. Lo scontro tra destra e sinistra è stato condizionato da ingombranti eredità storiche e dall’incapacità di cogliere i mutamenti avvenuti nella società italiana. In quegli anni sono state gettate le basi del cosiddetto populismo che successivamente ha pervaso la politica italiana e generato un nuovo temporaneo cambiamento di assetto del sistema partitico.

"Destra Sinistra", la canzone del visionario Giorgio Gaber recita: "L'ideologia, l'ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c'è se c'è chissà dov'è, se c'é chissà dov'é." Era il 2001 e le categorie politiche di destra e di sinistra venivano descritte ironicamente e liquidate nel finale con un perentorio "basta", tuttavia in quegli anni l'attaccamento della politica italiana a questo schema di pensiero era ancora forte e Silvio Berlusconi avrebbe cavalcato lo scontro tra destra e sinistra ancora per un decennio. Ad essere precisi, le categorie politiche "destra" e "sinistra" vennero aggiornate in "centrodestra" e "centrosinistra" a causa della legge elettorale che favoriva le coalizioni, legge soprannominata il "Porcellum", ma la sostanza dello scontro ideologico non cambiò.

Alla base delle ideologie che dagli anni '90 in poi hanno alimentato lo scontro tra destra e sinistra in Italia vi sono ingombranti eredità storiche, ma anche vistose distorsioni rispetto all'evoluzione del pensiero politico in Europa e nell'occidente in generale. La storia d'Italia, già segnata dal periodo fascista, a partire dal secondo dopoguerra è stata tormentata da un violento conflitto tra forze politiche di destra e di sinistra, nel contesto della guerra fredda tra le due superpotenze USA e URSS, una lotta senza esclusione di colpi con assassinii, stragi e strumentalizzazioni ai fini della strategia della tensione, uno scontro tra due mentalità e due diverse visioni del passato, del presente e del futuro diametralmente opposte ed inconcialiabili. Nel mezzo di questi aspri conflitti barcamenandosi tra estremismi di destra e di sinistra, la Democrazia Cristiana riuscì comunque ad indirizzare una società tendenzialmente polarizzata nelle ideologie, ma accomunata nello stile di vita e nei consumi.

Con il crollo del muro di Berlino nel 1989 i media italiani evidenziarono che con il muro sarebbero crollate anche le ideologie che avevano portato alla sua creazione, auspicando la normalizzazione dello scontro tra destra e sinistra in Italia, una lotta politica troppo ideologica ed estrema che in realtà aveva fatto da tappo all'evoluzione del sistema politico italiano e al fiorire di una società civile più libera e moderna. Molti elementi dello scenario sociale, politico ed economico di quegli anni sembravano indicare una evoluzione in questa direzione. La maggior parte della società italiana si scoprì liberale e affidò i suoi sogni alla neonata formazione politica "Forza Italia" e all'imprenditore Silvio Berlusconi, uomo esperto di media e comunicazione che grazie alla concentrazione di poteri politici, mediatici ed economici avrebbe dovuto compiere l'agognata rivoluzione liberale. Silvio Berlusconi, invece, rivitalizzò il conflitto manicheo tra destra e sinistra ideologica e confermò ancora una volta l'italica tradizione gattopardesca.

Il significato del termine "manicheo" è sufficiente a spiegare il senso di questa strategia politica:

Manicheo [ma-ni-chè-o] agg., s.

  • aggettivo riferito a ideologia, teoria, dottrina che ponga in netto contrasto il bene e il male;
  • sostantivo che indica chi accentua le differenze di opinioni, teorie, posizioni ritenendole inconciliabili;

Naturalmente, la semplificazione del quadro politico e sociale diede i suoi frutti sul piano elettorale, ma si trattava di frutti avvelenati che avrebbero portato la società civile a protestare nelle piazze contro una politica non più rappresentativa della società. Insomma, il crollo del muro di Berlino e la sincera e sofferta riflessione politica che ne seguì non riuscirono comunque a svincolare la discussione politica italiana dalle catene ideologiche delle ormai forzose e anacronistiche categorie della destra e della sinistra italiane.

Per più di un ventennio l'Italia è rimasta ferma con la politica ancorata ad uno scontro ideologico tra berlusconiani e antiberlusconiani, tra finti liberali e finti comunisti, tra destra e sinistra, mentre la Germania, ad esempio, avviava pragmaticamente una costosa riunificazione ed una poderosa stagione di riforme economiche e sociali.

Si arriva così alla fine del 2011 quando una strana maggioranza parlamentare costituita dal centrodestra e dal centrosinistra votò la fiducia al governo tecnico di Mario Monti. Certo si trattava di un governo tecnico, ma considerando che in Italia è il Parlamento a esprimere il capo dell'esecutivo e ad approvare decreti e proposte di legge del Governo, fu chiaro che durante la XVI legislatura con il sessantunesimo Governo della Repubblica Italiana il centrodestra di Berlusconi e il centrosinistra di Bersani stavano governando assieme il paese. La cosa non sfuggì ai media che evidenziarono come la nascita del Governo Monti avrebbe avviato una nuova fase nella politica italiana, una fase di pacificazione in grado di smorzare i conflitti ideologici, una fase di normalizzazione necessaria per inaugurare una stagione di riforme strutturali ormai indispensabili per il paese, una nuova occasione di emancipazione del dibattito politico dallo scontro manicheo tra destra e sinistra in favore di una visione politica più pragmatica e rispondente alle esigenze dei cittadini.

Quando ad un anno di distanza il centrodestra si sfilò dal Governo Monti, trasformandolo mediaticamente nel capro espiatorio di tutti i mali d'Italia, avviò una campagna elettorale di nuovo orientata allo scontro ideologico tra destra e sinistra, infarcita dei soliti luoghi comuni. Ma a sorpresa, con le elezioni politiche del 2013, fu l'elettorato a sfilarsi dallo scontro ideologico tra destra e sinistra e a penalizzare entrambe le coalizioni, premiando l'antipolitica e il Movimento 5 Stelle.

In una parte dei cittadini si era insinuato il sospetto che la semplificazione mediatica ovvero la mistificazione del quadro politico, attraverso lo scontro manicheo tra destra e sinistra, fosse solo una messa in scena, una rappresentazione di un conflitto politico in realtà inesistente, funzionale sia ai politici di centrodestra che di centrosinistra per perpetuare i propri privilegi di casta e per nascondere l'esistenza di accordi mutualistici sottobanco tra parte del centrosinistra ed il centrodestra di Berlusconi.

Disorientati dai risultati delle elezioni politiche e dalla situazione di stallo che si era creata in Parlamento, centrosinistra e centrodestra furono di nuovo costretti ad accordarsi per eleggere il Presidente della Repubblica, affidando il secondo mandato a Giorgio Napolitano, e per formare il governo delle "larghe intese" guidato da Enrico Letta.

Dopo il tentativo del centrodestra di far cadere il Governo Letta, dopo la scissione del PdL e la nascita del Nuovo Centro Destra, dopo l'ascesa di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico e la nascita del governo Renzi, dopo l'ormai ennesimo accordo raggiunto tra centrodestra e centrosinistra sulle riforme istituzionali con un'ondata di illazioni sul cosiddetto "patto del Nazareno", dopo la consacrazione alle elezioni europee 2014 di un Partito Democratico apparentemente più pragmatico e libero dalle pastoie delle vecchie ideologie, sembrava che lo scontro manicheo tra destra e sinistra fosse definitivamente tramontato.

Ma non è andata così. I sommovimenti dei sindacati e della minoranza del Partito Democratico hanno rinfocolato la polemica sulle peculiarità che dovrebbero caratterizzare la sinistra italiana, rivitalizzando idologie ormai anacronistiche ancorate a logiche politiche ed economiche del '900. Insomma, una sinistra ancorata al passato che non vuole saperne di evolversi e di cercare via alternative e strumenti più efficaci per una più equa distribuzione della ricchezza, una sinistra che crede ancora - nell'era della globalizzazione - di poter far leva esclusivamente sul mercato del lavoro per migliorare il benessere della popolazione, nonostante la quota di reddito spettante al lavoro nei paesi di prima industrializzazione sia ormai in calo da decenni, nonostante le persone che ricorrono al mercato del lavoro per vivere abbiano sperimentato un peggioramento delle loro condizioni di vita e delle loro aspettative anche nei paesi dove hanno governato le sinistre, nonostante il divario tra ricchi e poveri sia generalmente aumentato ovunque.

Se lo scontro tra la destra e la sinistra italiana è sembrato artificioso, se ha rappresentato solamente l'eredità di un anacronistico scontro ideologico, se è stato interpretato come un gioco delle parti messo in scena dalla casta dei politici per distogliere l'attenzione dei cittadini dalla mancata soluzione di problemi concreti, allora è molto probabile abbia contribuito a determinare quell'ondata di antipolitica, di disprezzo delle elite, di "complottismo" e, in ultima analisi, di populismo che ha inondato la democrazia italiana.

Le vecchie ideologie della destra e della sinistra così come propagandate in Italia hanno costituito un freno alla soluzione concreta dei problemi dei cittadini e alla diffusione di una mentalità politica pragmatica, costruttiva e orientata ai risultati.